Poche ore dopo Ratzinger è morto il custode del tesoro di San Pietro

A brevissima distanza temporale da Papa Benedetto XVI, è spirato anche monsignor Michele Basso. 

Don Michele Basso è morto all’improvviso. Era noto come il prete dei misteri, in possesso di un vero tesoro: 30 casse piene di opere d’arte sono sigillate in una stanza sotto la cupola di San Pietro. Restano gli interrogativi su questo decesso repentino e non solo su questo.

Morto don Michele Basso
Don Michele Basso morto poche ore dopo Benedetto XVI/ Radio7

 

Mentre tutti ancora piangevano la perdita di Papa Ratzinger, la Chiesa è stata colpita da un altro lutto: a poche ore da Benedetto XVI è spirato anche don Michele Basso. Una morte piuttosto misteriosa, non solo per le sue circostanze ma anche per la figura del personaggio che è venuto a mancare. Monsignor Basso è  stato trovato senza vita nella sua stanza. A trovarlo sono stati alcuni sacerdoti:  preoccupati dal fatto che il religioso non rispondesse al telefono, lo hanno raggiunto nel suo appartamento, sito nelle vicinanze della basilica di San Pietro. Il prete era riverso sul proprio letto, con le gambe scivolate all’esterno, e indossava ancora il pigiama. Ogni tentativo di rianimarlo è risultato inutile, don Michele Basso era già morto. L’ipotesi più avvalorata sembra essere quella del malore improvviso anche se, chi lo conosceva, ha spiegato che don Basso accusava malesseri già da diverso tempo.

Il mistero del tesoro di don Michele Basso 

Ma perché don Basso, canonico di San Pietro, viene considerato come una figura misteriosa? Da tempo, in Vaticano, si cerca di fare luce, in modo molto discreto, sul tesoro posseduto dal religioso. Appassionato collezionista d’opere d’arte, monsignor Michele Basso aveva accumulato nel tempo un ingente numero di pezzi pregiati:  reperti archelogici, dipinti, sculture, schizzi e disegni, tavole. Si parla addirittura di 30 bauli dal contenuto ancora sconosciuto. Un fatto, questo, che imbarazza le autorità vaticane, le quali da tempo cercano di risalire alla provenienza di queste opere. E, soprattutto, anche da chiarire come ne fosse entrato in possesso don Basso. Il mistero potrebbe essere scomparso insieme a lui. Negli anni le autorità vaticane hanno cercato di fare chiarezza senza, tuttavia, mai arrivare ad una risoluzione del mistero. I sospetti ci sono eccome, e non sono mancate inchieste interne condotte con la massima riservatezza. Ad oggi, tuttavia, non è stato possibile risalire alla provenienza delle meraviglie che costituiscono il tesoro di don Michele Basso.  La collezione del monsignore venne presa e collocata in apposite casse ignifughe che furono sigillate e successivamente sistemate in una zona ricavata proprio sotto la cupola di San Pietro. Il segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin ha già visto le casse con le opere. Interrogato più volte sulla questione, don Basso ha sempre assicurato che tutti gli oggetti erano regolari e reperiti con tempo e pazienza.

Morto don Michele Basso
Il misterioso vaso di don Michele Basso/ Radio7

L’inchiesta archiviata

In passato venne anche aperta un’inchiesta sul caso dalla procura di Roma. Inchiesta poi archiviata. Tra i pezzi della collezione di don Michele Basso dovrebbe esserci anche una copia del celebre vaso di Eufronio, o cratere di Sarpedonte. Il pezzo originale, rinvenuto nel 1971 da alcuni ladri di tombe, venne acquistato dal Metropolitan Museum of Art di New York. Nel 2006 l’opera è tornata in possesso dell’Italia, dopo non poche controversie. E qui il mistero si infittisce. Se è vero che il cratere, come dichiarato, è stato trovato nel 1971, com’è possibile che ci sia una copia, quella in possesso di don Basso, risalente alla fine del 900? Tutte queste domande potrebbero non trovare mai una risposta ormai.

 

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