Non servivano di certo i Maneskin e Rosa Chemical per dare trasgressione alla musica italiana, da sempre all’avanguardia
Chi l’ha detto che l’Italia è un Paese bigotto? E che i suoi artisti non hanno mai fatto (o scritto) niente di provocatorio e controverso? Viviamo di falsi storici, purtroppo. Sapete, infatti, che i testi delle canzoni italiane sono pieni di riferimenti espliciti al sesso. E questo non oggi, nel 2023, ma fin dagli anni ’50. Ecco una carrellata che vi sorprenderà!
Siamo infatti abituati a pensare che la musica di stampo anglosassone sia quella più trasgressiva. Il rock targato USA o Regno Unito. Con gli artisti e le band che hanno fatto furore fin dagli anni ’60 e ’70. Questo è sicuramente vero. Quelli furono anni di grandi contestazioni, se pensiamo, per esempio a Woodstock.
Ma anche l’Italia ha saputo produrre dei testi molto trasgressivi. In ogni epoca. Se oggi, infatti, è “facile” parlare di sesso e sessualità, lo era molto meno negli anni ’50. Ecco qualche esempio, nell’arco di circa 70 anni.
Il sesso nelle canzoni italiane
Uno dei precursori è Renato Carosone. Parlare di sesso negli anni ’50 è un tabù. Ma lui ci riesce nel 1955 con “La pansé” che recita testualmente così: “Ma che bella pansé che tieni, ma che bella pansé che hai”. E con il riferimento, ripetuto tre volte, “Me la dai?”. Anche un grande come Domenico Modugno, con il suo “Vecchio frac” affronta la censura del tempo per la frase “Ad un attimo d’amore che mai più ritornerà”. Nel decennio successivo, a raccontare e cantare l’amore libero, spesso di figure controverse come le prostitute è il grande Fabrizio De André. Faber ne parla tanto in “Via del campo”, quanto, ovviamente, in “Bocca di rosa”.
Artisti di enorme livello culturale, come Lucio Dalla. Che dire della sua divertentissima “Disperato erotico stomp”? Gli anni ’70 fanno sbocciare la trasgressione anche in Italia. Ci pensa Raffaella Carrà, con il suo “Tuca tuca” e l’ombelico in vista che crea scandalo. Altrettanto estroso, ovviamente, Renato Zero, con il suo “Il triangolo”, che parla di un menage a trois. Ma è esplicito il riferimento alla fellatio in “Gelato al cioccolato” di Pupo (scritta da Cristiano Malgioglio).
Tante le donne che, in questi decenni, sdoganano temi che, fino a quel momento, non venivano trattati. Da Patty Pravo a Loredana Berté, passando per Ornella Vanoni e Donatella Rettore e Anna Oxa. “Pensiero stupendo”, “Pazza idea”, “Bambola”, “Il cobra”, “Splendido e splendente”, “Un’emozione da poco”, sono tutte canzoni che parlano con grande coraggio. Tutte, con i propri testi e i propri abbigliamenti, molto trasgressive. Negli anni ’80, poi, il sesso e le zone erogene vengono anche mostrate, con gli abiti succinti di Jo Squillo e Sabrina Salerno, per esempio. Ma anche con le performance musicali di due pornostar come Cicciolina (“Muscolo rosso”) e Moana Pozzi (“L’ultima notte”).
Arriviamo infine, ai giorni nostri. Tanti gli artisti che parlano normalmente di sesso. Vasco Rossi con “Albachiara” (“con una mano, una mano ti sfiori…”). Ma anche i Litfiba e “Il mistero di Giulia”, che parla di un transessuale. E poi, “L’aiuola” di Gianluca Grignani. O, ancora, Ligabue, con “Bambolina e barracuda” e con “L’odore del sesso”. Insomma, non servivano né i Maneskin, né Rosa Chemical a dare trasgressività alla musica italiana, che è all’avanguardia fin dagli anni ’50.