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Fungo killer, l’infezione trasmessa all’uomo: il primo caso allarma il mondo intero

Published by
Fabio Scapellato

La notizia della prima trasmissione di una malattia potenzialmente letale da un fungo all’uomo ha innalzato il livello d’allerta: dobbiamo davvero preoccuparci?

Le pandemia batteriche sono una delle principali preoccupazioni della comunità scientifica, già prima della diffusione del Covid-19. Basti pensare che l’organizzazione mondiale della sanità è nata nel 1947, al termine della Seconda guerra mondiale, anche allo scopo di prevenire infezioni planetarie come la Spagnola.

Scoperto il primo contagio da chondrostereum purpureum – Radio7.it

Non è un caso, dunque, che prima del 2019, nei vari report annuali venivano presentati studi sui possibili rischi di una diffusione planetaria di una malattia generata dal salto della specie, esattamente ciò che è capitato in Cina alla fine del 2019. I coronavirus sono infatti oggetto di studio da decenni e prima del covid-19 epidemie come quelle generate dalla Sars e dalla Mers avevano già allarmato la comunità scientifica.

Ma è possibile che un’epidemia abbia origine dalla trasmissione di spore fungine? La letteratura scientifica in tal senso è scarna e si pensa che la possibilità di trasmissione di malattie potenzialmente letali da fungo a uomo sia molto rara. Tra i milioni di funghi conosciuti è noto come il piede d’atleta, la tigna e il mughetto siano in grado di contagiare l’uomo, ma anche che questo contagio non è letale.

Da qualche tempo è stata scoperta la possibilità di contagio anche dalla Candida Auris. Proprio questa ha destato non poche preoccupazioni, visto che questa varietà di fungo è resistente agli antimicotici finora sviluppati. Generalmente causa la candidosi, ma può capitare che porti anche alla formazione di infezioni che sono letali in un caso su tre.

Chondrostereum purpureum: prima infezione fungo-uomo

Nei giorni scorsi sono stati pubblicati i risultati dello studio sulla prima infezione diretta di un uomo da parte del fungo chondrostereum purpureum. Questa varietà di fungo è conosciuta per via della malattia che solitamente trasmette alle piante decorative, una malattia che risulta letale – qualora non trattata in tempo – sia per i fiori che per le piante dai quali nascono. L’infezione che arreca alle piante  è conosciuta con il nome di ‘Malattia del fiore d’argento’ o ‘Mal di piombo’ per via del colore che assumono le piante infettate.

La tipica malattia delle piante causata dal fungo chondrostereum purpureum -Radio7.it

Il primo uomo ad essere stato infettato da questo fungo è un micologo 61enne indiano. Un paio d’anni fa, mentre lavorava, questo si è accorto di avere difficoltà a deglutire, tosse, malessere generale e voce rauca. Non avendo solitamente problemi di salute, lo studioso si è subito allarmato e si è recato in ospedale per accertamenti. In un primo momento si è pensato ad un’infezione batterica, ma grazie ad una tomografia computerizzata si è scoperto che aveva in gola un ascesso pieno di pus.

Scoperta la causa dell’infezione: paziente salvato

I medici hanno quindi effettuato dei test di laboratorio sul pus trovato nella trachea. Da questi hanno scoperto che all’interno della secrezione c’erano delle ife fungine, ovvero dei filamenti funginei causati dall’infezione. A quel punto il caso è stato sottoposto all’Organizzazione Mondiale della Sanità, la quale ha scoperto tramite il sequenziamento del Dna dell’uomo che era stato infettato dal chondrostereum purpureum.

Il primo uomo infettato dal chondrostereum purpureum è stato curato e sta bene – Radio7.it

La scoperta permette di aggiungere questa varietà di funghi tra quelli che possono infettare direttamente l’uomo. Dunque aggiunge un capitolo di letteratura scientifica che potrebbe essere utile nella diagnostica di casi simili. La buona notizia è che il micologo è stato curato. Prima con il drenaggio dell’ascesso e successivamente con antimicotici: la malattia è stata debellata in due mesi. A distanza di due anni dalla guarigione, l’uomo non presenta alcuna traccia della malattia.

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Fabio Scapellato